Voglio trovare parole delicate; in questo momento ho bisogno di parlare sottovoce, bisbigliando, ma di non rimanere in silenzio.
Non posso più tenere tutti questi pensieri chiusi nella mia testa, hanno bisogno di venire a galla per ritrovare la giusta dimensione.
E’ una settimana che sono chiusa in casa, una semplice influenza che mi ha costretto a giornate interminabili fra letto e divano, con un sacco, ma veramente un sacco di tempo per pensare: a quello che ho letto, a quello che ho sentito, a quello che ho visto e che sto vedendo su quello che sta succedendo nel mondo nelle ultime settimane.
CORONAVIRUS: PERCHE’ CI FA COSI’ PAURA
Il fatto è questo, se state arrivando da un pianeta sconosciuto e non avete avuto contatti con la Terra negli ultimi due mesi: il co-vid19, o coronavirus per gli amici, è entrato nella quotidianità di tutte le persone del mondo. E’ qualcosa di globale, che può potenzialmente toccare tutti, senza distinzioni.
Abbiamo riscoperto quanto “connessa” sia la nostra vita, in ogni ambito e in ogni momento, al di là dei social e di internet dico.
Ogni giorno, nella maggior parte dei casi senza neanche accorgercene, entriamo in contatto con centinaia di persone.
Stringiamo mani, tocchiamo cose, abbracciamo persone. Siamo connessi.
E’ un equilibrio silenzioso. o almeno, lo era.
Nelle ultime settimane, ci siamo resi conto di quanto basta poco per stravolgere quello che per centinaia di anni abbiamo dato per scontato.
E ci siamo ritrovati, senza neanche accorgercene, dall’ “altra parte”. Dalla parte di quelli che temono per la propria salute e per quella dei loro cari, che pensano di scappare per salvarsi, anche infrangendo le regole, che fanno scorta di cibo e beni di prima necessità.
E questo perchè la PAURA è un sentimento umano, che appartiene a tutti, anche a noi, nati dalla parte fortunata del mondo, che da sempre pensiamo di esserne immuni.
Ci siamo sentiti improvvisamente fragili, indifesi, minacciati da qualcosa di esterno che vuole turbare i nostri equilibri e la nostra vita. E pensare che c’è chi si sente così da decenni,e abbiamo avuto il coraggio di giudicarli quando cercavano nella fuga la loro salvezza in una vita fatta di rinunce, sofferenze e dolore.
CORONAVIRUS, OVVERO COME CI SI SENTE A ESSERE VULNERABILI
Ci è bastato poco per sentirci offesi, noi italiani, da chi ci ha etichettato come “untori“, perchè che modo di ragionare è, estendere a un intero popolo un appellativo per qualcosa che riguarda singoli casi e indipendente dalla nostra volontà?
Ma vah, davvero?!
Ci hanno detto di rispettare le distanze di sicurezza, di non abbracciarci, di evitare le strette di mano. Dobbiamo essere responsabili, applicare ogni singola piccola cosa ci venga chiesta. Non a discrezione, non alcune volte sì e altre no. Sempre.
E’ così che ne usciremo.
E’ compito di tutti fare del proprio meglio per bloccare questa cosa, anche se vorrà dire fare dei sacrifici, rinunciare a qualcosa.
Dobbiamo farlo, è un nostro dovere, ma non usiamolo come pretesto per allontanarci. Come a scritto una grande donna che stimo molto, “Stiamo a distanza, ma non prendiamo le distanze” (lei è Sandra Bacci e potete leggere il suo post qui).
Ho letto di iniziative bellissime in questi giorni, sul web, e ho deciso di condividerle attraverso i miei social per contrastare tutto il nero che ho visto. Non perchè le cose brutte non esistano, non perchè non sia giusto guardare ai fatti con realismo, ma perchè è molto più facile far vedere il brutto, urlare e farsi forza mettendosi uno contro l’altro.
Il difficile è trovare il bello anche quando sembra che non ci sia.
Combattiamo insieme il coronavirus: fate la spesa anche per il vostro vicino anziano, spiegate con parole semplici ai vostri bambini cosa sta succedendo e insegnategli, attraverso il gioco, le regole da rispettare in questo periodo così difficile, acquistate dal negozio sotto casa e aiutatelo a non chiudere.
Insieme ce la faremo.
Un abbraccio (solo virtuale!)
La vostra baG girl
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